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Jacopo Bassi
Senior Manager
jacopo.bassi@altisadvisory.com

Il 18 giugno è stato presentato il report di Altis Advisory “Dress Code Sostenibilità – I driver del cambiamento del tessile italiano”, un’approfondita analisi del settore tessile B2B italiano

Un comparto che in Italia rappresenta il terzo settore manifatturiero, con 45.000 aziende attive, quasi 400.000 addetti e un fatturato complessivo, al 2023, pari a poco meno di 65 miliardi.

Come si classificano le aziende in base all’approccio alla sostenibilità?

L’analisi ha preso in esame 511 aziende (il 94% PMI) con un fatturato minimo di 2 milioni di euro, per le quali sono stati raccolti dati relativamente alla loro performance ESG. In particolare, le aziende sono state classificate in quattro categorie secondo il loro approccio alla sostenibilità:

  • Reattive, ovvero aziende che rispondono esclusivamente alle richieste dirette dei clienti e alle normative;
  • Allineate, ossia aziende che presentano un buon livello di allineamento con le migliori prassi del settore;
  • Competitive, cioè le aziende che fanno della sostenibilità un fattore di vantaggio competitivo;
  • Dominanti, vale a dire le aziende che rappresentano un fattore di impulso e guida per il settore.

L’approccio reattivo è quello in cui è stata classificati oltre i tre quarti delle aziende del campione (76%). Le allineate sono risultate il 16%, le competitive il 7% e le dominanti l’1%. Lo scenario è quindi di un mondo composto da aziende che, anche per le dimensioni, non risultano essere particolarmente strutturate in campo ESG.

Tra le conclusioni, due aspetti di considerevole importanza sono quelli rappresentati dal ruolo delle certificazioni di settore e dalla collaborazione tra aziende B2B e B2C.

Per quanto concerne le prime, esse ormai rappresentano un prerequisito per poter essere operanti nel settore tessile italiano: il 100% delle aziende esaminate presentava almeno una certificazione di prodotto. La grande crescita e richiesta delle certificazioni riflette una situazione in cui, per lungo tempo, la sostenibilità del tessile si è basata sulle richieste di mercato e sulle iniziative volontarie. C’è da aspettarsi, considerando l’evoluzione della normativa UE, che il settore riceverà un impulso verso la sostenibilità più sistematizzato, e che le certificazioni, a loro volta, potranno divenire più ambiziose.

Creare sinergie per la crescita del settore

Il rapporto tra aziende B2B e B2C del settore ripropone uno dei temi principali dello sviluppo sostenibile: nessuna azienda è in grado, da sola, di essere sostenibile, ma deve necessariamente costruire spazi di collaborazione con i suoi stakeholder per condividere obiettivi e strumenti al fine della definizione di un paradigma di sviluppo sostenibile solido e reale. In questo senso, migliori allineamento e chiarezza tra quella che può essere l’offerta di prodotti sostenibili da parte delle aziende B2B e le esigenze delle aziende B2C (che ricevono direttamente le sollecitazioni del mercato) rappresenta un percorso imprescindibile per il tessile italiano.